Si tratta di una delle leggi più dure, controverse e, per molti versi, anacronistiche del panorama europeo. La Polonia ha ufficialmente proibito l’aborto, restringendo i casi in cui questo viene permesso solo a tre: stupro, incesto e pericolo di vita per la madre.
Come si può immaginare, e come del resto accade già da qualche mese, durante cui la legge era in discussione, l’entrata in vigore ha scatenato proteste di massa nel Paese dell’Europa orientale. Spaccato in due, ora come non mai, tra il fronte nazionalista e ultra-cattolico, rappresentato dal governo di Jaroslaw Kaczynski, e una variegata opposizione d’ispirazione centrista e liberale. Quest’ultima preoccupata, insieme ai vertici dell’Unione Europea, della piega sempre più autoritaria che il PiS (il partito Diritto e Giustizia al potere dal 2019) sta imprimendo alla Polonia.
Sotto la lente dei vertici comunitari, era infatti già finito il controllo assunto dal PiS su corte costituzionale, magistratura e organo elettivo dei giudici. Una piega che non era stata gradita a Bruxelles, che vede in questo tipo di azioni una violazione dei principi di libertà e di indipendenza degli organi statali; cardini dell’Unione Europea stessa. Senza contare che la Polonia, leader all’interno del Gruppo di Visegrad, si è già più volte scontrata con l’UE su tematiche importanti quali parametri economici comunitari (tra cui la recente diatriba sul Recovery Fund) e ricollocamento degli immigrati.
L’imponenza delle manifestazioni di questi giorni, contro la legge sull’aborto, ha ricordato quelle del movimento Solidarność a fine anni ’80 del secolo scorso. Quando si assisteva ad un poderoso risveglio anti-comunista della Polonia da parte della sua società civile. Anche oggi, grande contributo alle proteste si è avuto naturalmente dai ceti più colti del Paese, insieme ai movimenti femministi. In prima linea, questi, contro una legge reputata lesiva della libertà di scelta della donna e che non ha eguali in Europa. E che, se non modificata, imporrebbe alle madri polacche di dare in ogni caso alla luce bambini con malformazioni o malattie gravissime.
La Polonia, con questo provvedimento, rischia un drammatico ritorno al passato; riaprendo la strada agli aborti clandestini ed ai viaggi oltre confine per poter interrompere le gravidanze. Nuove, violente manifestazioni sono attese anche durante questo fine settimana a Varsavia e in altre città polacche, sfidando le limitazioni imposte dai regolamenti contro il Covid-19.
Federico Kapnist