Si moltiplicano le adesioni all’iniziativa lanciata dal direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello, di fare di Cortina e, più in generale delle Dolomiti, un centro di formazione universitaria, partendo dalle opportunità dei Mondiali di sci del prossimo febbraio e dei Giochi Olimpici invernali del 2026.
Così anche Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, ha voluto esprimere la sua gratitudine a Russello per la proposta, ma anche per aver dimostrato di considerare la Montagna il cuore pulsante del territorio e non un semplice “parco divertimenti per gli abitanti della pianura”. Infatti, come ha voluto ribadire Berton, “ripartire dalla cultura in questo 2021 è necessario, farlo in una montagna fragile e soggetta a spopolamento, è un imperativo”.
Per favorire un rinascimento della Montagna, ci vuole “una visione lunga, per una scommessa ambiziosa”, partendo doverosamente da quello che esiste già, valorizzandolo e facendo sistema. Berton sottolinea l’importanza di un’Università in Montagna, per riuscire a rendere le Terre Alte un luogo di cultura, sostenibilità e innovazione. La cultura della Montagna, in Montagna, è una sfida possibile e realizzabile, ma servono determinazione e obiettivi chiari. Bisogna rivedere i modelli di sviluppo, integrandoli, per creare nuove opportunità.
Berton ricorda come già Confindustria si fosse adoperata per portare a Belluno la Luiss Business School, polo d’eccellenza per il Nordest, proprio con lo scopo di far crescere la qualità del capitale umano. Ci sono delle attività specifiche, in vista dei prossimi eventi sportivi, che si svolgeranno proprio a Cortina. “Le prime iniziative formative sono partite la primavera scorsa e hanno avuto grande successo, segno che la Montagna può essere luogo di cultura e di alta formazione al servizio delle aree metropolitane e della pianura”.
La stessa pandemia, secondo Berton, ha portato una nuova consapevolezza della bellezza e della sostenibilità del territorio e, proprio per questo, i prossimi Grandi Eventi, “non dovranno essere il fine, ma un mezzo per un nuovo sviluppo, più sostenibile ed inclusivo delle Terre Alte”.
Servono infrastrutture adeguate materiali e immateriali, come strade, ferrovia e soprattutto banda larga. Ma bisogna organizzare anche manutenzione e programmazione, perché come aveva già dimostrato la tempesta Vaia e com’è sotto gli occhi di tutti in questi giorni, con le abbondanti nevicate, la Montagna è fragile e va protetta.
E, tutto ciò non è incompatibile con il turismo, perché anche questo è cambiato, è più maturo e consapevole e, “sempre più proiettato verso un’autentica dimensione culturale. Per essere viva, la Montagna deve innanzitutto vivere”.