Si è esaurito in un giorno appena il dibattimento del processo relativo all’omicidio dell’afroamericano George Floyd, morto a seguito di un intervento della polizia nel maggio 2020, nella città di Minneapolis.
A carico dell’agente Derek Chauvin – che per oltre 9 minuti aveva tenuto il proprio ginocchio sopra al collo dell’uomo, procurandone la morte per asfissia, come da referto medico – erano state formulate tre imputazioni: omicidio colposo, omicidio dovuto a condotta pericolosa e negligente, omicidio preterintenzionale.
Tutte e tre sono state accolte dalla giuria, che ha quindi ritenuto il poliziotto “colpevole tre volte”. Si attende ora di capire quale sarà l’entità della pena; che non potrà, naturalmente, essere cumulativa, ma che prevederà l’applicazione di quella più alta tra i tre capi d’imputazione.
Il giudice Peter Cahill, entro 6-8 settimane, emetterà il suo storico verdetto. Chauvin rischia tra i 10 e i 15 anni di carcere; ma con le aggravanti potrebbe arrivare fino a 40 anni complessivi. La decisione ha scatenato entusiasmo tra i numerosi manifestanti, molti dei quali appartenenti al movimento Black Lives Matter, e anche del presidente Joe Biden. Che ha definito la condanna “un passo gigante nella lotta al razzismo”.
Federico Kapnist