È difficile da credere, ma in Italia succede anche questo: domenica scorsa i magistrati hanno inviato una lettera al governo criticando la decisione di non inserirli nelle categorie da vaccinare con priorità e hanno poi minacciato (nemmeno troppo velatamente) di sospendere l’attività giudiziaria. Una mossa che ha riacceso la discussione sulla giustizia-lumaca del nostro Paese.
Nel documento si legge: “L’esclusione del comparto giustizia dalla programmazione vaccinale, specie in un momento di grave recrudescenza dell’emergenza pandemica, imporrà fin da subito il sensibile rallentamento di tutte le attività giudiziarie che devono essere necessariamente svolte in presenza, donde l’inevitabile allungamento dei tempi di definizione dei processi“.
Questa frase è suonata come un aut aut: o ci vaccinate o vedrete come si allungheranno i tempi dei processi. Inutile dire che in poche ore si è sollevato un polverone, che ha spinto il
“Quella nota – ha poi proseguito – non era una richiesta di vaccinazione prioritaria della corporazione dei magistrati. Abbiamo detto che in un periodo in cui si chiude l’Italia di considerare che l’udienza è un luogo di esposizione a rischio. Salutiamo con favore la notizia della proroga dell’attività emergenziale, ma può non essere del tutto soddisfacente. Ci sono settori di attività giudiziaria che continuano in presenza fisica in situazioni logistiche non adeguate”.