Mentre il premier Draghi, seduto al tavolo virtuale del Consiglio europeo, senza usare mezzi termini, invita l’Europa ad accellerare con le vaccinazioni e quindi a prendere provvedimenti contro le causa farmaceutiche che promettono dosi che poi non arrivano, il ministero della Salute ha chiesto all’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) un parere sulla possibilità di somministrare una sola dose di vaccino anti-Covid a chi ha contratto l’infezione e l’ha superata. Una soluzione che permetterebbe di risparmiare parecchie dosi e darebbe una spinta alla campagna di vaccinazione, visto il taglio delle forniture deciso da Pfizer, Moderna e AstraZeneca.
“Ho chiesto al ministro Roberto Speranza di emanare la circolare a stretto giro — dice il presidente del Veneto Luca Zaia — perché la nuova procedura ci consentirebbe di risparmiare migliaia di dosi”. E il testo, redatto con l’Istituto superiore di Sanità, l’Inail e la stessa Aifa, sarebbe quasi pronto. Prevederebbe che le persone guarite da oltre sei mesi assumano una sola dose di vaccino anti-Covid, ritenuta sufficiente a concludere il percorso di immunizzazione, già avviato con la produzione di anticorpi indotta nell’organismo dalla malattia.
Nel Veneto la novità riguarderebbe (ad oggi) 297.947 guariti, ma gli esperti devono prima chiarire due passaggi chiave: da quando iniziare a contare i sei mesi? E poi bisognerà decidere se la dose unica andrà somministrata solo ai sintomatici o anche a chi non ha avuto sintomi.
Intanto, per ovviare alla carenza dei vaccini ieri Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, ha presentato al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e al commissario per l’emergenza Domenico Arcuri una lista di otto aziende italiane disposte a partecipare alla produzione. Nell’elenco c’è anche Fidia Farmaceutici di Abano Terme, che confeziona decine di milioni di dosi all’anno in conto terzi.
Si guarda quindi anche a nuovi vaccini: oltre all’italiano Reithera, potrebbe arrivare quello della GlaxoSmithKline con la francese Sanofi, che hanno annunciato l’inizio della Fase 2 di sperimentazione del loro vaccino su 720 volontari tra 18 e oltre 60 anni in Usa, Honduras e Panama. L’obiettivo è decidere il dosaggio dell’antigene più appropriato per la valutazione di Fase 3 che, se i risultati saranno positivi, inizierà nel secondo trimestre 2021. “Il vaccino dovrebbe essere pronto nel quarto trimestre dell’anno — annuncia Roger Connor, presidente di Gsk Vaccines —. Il mondo ha bisogno di più farmaci e siamo fiduciosi che questo avrà un potenziale significativo contro l’evoluzione della pandemia”.
In questi mesi le Usl venete hanno immunizzato 109.935 cittadini, mentre ad altre 197.768 persone hanno inoculato la prima dose. Finora sono stati utilizzati 307.632 dei 435.830 sieri ricevuti, poco più del 70%. “Dobbiamo tenere in magazzino il restante 30% per garantire il richiamo — spiega l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — previsto a 21 giorni dalla prima somministrazione per Pfizer, a 30 per Moderna e a 90 per AstraZeneca. La campagna procede adesso su tre binari: stiamo completando Fase 1 su sanitari, operatori e ospiti delle Rsa, in tutto 185mila soggetti; il 15 febbraio sono iniziate le vaccinazioni della classe 1941, il 22 febbraio della classe 1940 e il primo marzo toccherà ai nati nel 1939. Contemporaneamente è cominciata la vaccinazione del personale scolastico, partendo dagli asili, e anche di forze dell’ordine, esercito, polizia penitenziaria e carabinieri”.
Poi sarà la volta di 20mila pazienti oncologici, 5mila trapiantati o in attesa di trapianto e familiari e 500 malati di fibrosi cistica.