Il premier Mario Draghi non ha certo fatto mistero del fatto che il completamento della campagna vaccinale sarà in cima ai «sette punti» del suo programma di governo, ma intanto ovunque in Italia è caccia alle dosi del prezioso farmaco. Con persone che sono in attesa del richiamo e gli over 80 che prendono d’assalto gli ambulatori. In questa corsa al vaccino hanno da dire la loro pure gli industriali che avvertono che senza un’adeguata profilassi non ci potrà essere alcuna ripartenza e chiedono quindi di accelerare, dando la priorità a determinate categorie produttive.
Ma il vaccino non si trova, tanto che alcuni i presidenti di Regione, ormai disperati, si dicono pronti anche ad acquistare lo «Sputnik» russo, come ha confermato il campano Vincenzo De Luca. E dal Veneto il presidente Luca Zaia dice: “Ho in mano due offerte per l’acquisto di vaccini, una da 15 milioni ed una da 12 milioni di dosi. Si tratta di fiale autorizzate dall’Ema, proposte da intermediari verificati, con prezzi in linea con quelli concordati dall’Ue con Pfizer, AstraZeneca e Moderna”. E il direttore della Sanità del Veneto, Luciano Flor, aggiunge: “Le bozze di contratto sono pronte, si può chiudere in tre-quattro giorni. I fornitori ci assicurano che i lotti arriverebbero in meno di un mese”.
A questo punto sorge spontanea una domanda: come è possibile che Zaia – che non è stato ancora sbugiardato da nessuno – sia arrivato là dove il ministero della Salute e Domenico Arcuri non sono riusciti ad arrivare? Ma soprattutto, se in qualche modo è riuscito a mettersi in contatto con questi intermediari, perché Arcuri non l’ha convocato a Roma per capire se davvero si possano avere quasi 30 milioni di vaccini senza violare gli accordi europei?
Anche su questo punto infatti Zaia e Flor sono convinti di muoversi nella legalità: “Quando i portavoce della Commissione dicono che Stati e Regioni non possono procedere con acquisti che intacchino la ‘strategia europea’, intendono dire che non si possono fare acquisti che vadano a ridurre gli stock già promessi da Pfizer, Astrazeneca e Moderna a Bruxelles. Ma noi trattiamo dosi extra, che le case farmaceutiche immettono comunque nel mercato, perché mica c’è solo l’Europa, l’Europa è piccola se guardiamo al mondo intero. Altrimenti Israele come avrebbe fatto a vaccinare già tutti? La Gran Bretagna come potrebbe andare al doppio della nostra velocità? La Germania come avrebbe potuto acquistare 30 milioni di dosi aggiuntive? – e affonda il colpo -. Vaccini in più ce ne sono eccome e se non li compriamo noi li compra qualcun altro“.
Adesso si vedrà cosa farà Arcuri, a cui Flor invierà una lettera con la richiesta di poter procedere all’acquisto e all’importazione delle fiale in questione. A lui aveva infatti rimandato l’Aifa, sostenendo che si tratti di questioni contrattuali e logistiche, non scientifiche e farmaceutiche, su cui l’Agenzia non ha giurisdizione.