Dopo aver incontrato Mario Draghi, il premier libico ad interim, Dbeibah, ha avuto un altro, importante meeting con il primo ministro della Grecia, Mitsotakis. I due leader hanno raggiunto un accordo su diverse tematiche: riapertura dello spazio aereo, ripresa delle attività diplomatiche e avvio di contratti commerciali e di investimento volti a soddisfare “il bene dei due popoli”.
L’incontro è stato quindi più che rilevante sotto il profilo diplomatico; in quanto le relazioni greco-libiche si erano fortemente deteriorate nel corso degli anni. Prima con la sospensione delle attività dell’ambasciata greca nel Paese africano – per motivi di sicurezza durante la guerra civile – e poi con la frizione dovuta all’intervento turco nella guerra che vedeva contrapporsi le due anime libiche: Tripolitania e Cirenaica.
Il prepotente intervento di Erdogan a favore di al-Serraj, aveva impresso un giro di boa al conflitto; permettendo all’agonizzante Tripolitania di resistere e sopravvivere. Il prezzo era stato però considerevole: Ankara aveva preso possesso di gran parte dello spazio marittimo libico, spingendosi a voler includere porzioni di mare prossime all’isola greca di Creta. E che Atene reputa di sua competenza.
La rivalità greco-turca nel Mediterraneo centro-orientale è oramai cosa nota, e Ankara prova in tutti i modi a strappare preziose aree marittime, spesso ricche di idrocarburi, agli atavici nemici greci. Lo scontro sarebbe impari, se non fosse che la Grecia gode di ritrovata stima e amicizia in seno a medie e grandi potenze, mediterranee e non. Oltre agli Stati Uniti, anche Israele, Egitto e Francia parteggiano per Atene; nell’ottica di contenere l’espansionismo turco.
Ma c’è un altro espansionismo, sempre in Libia, che oltre a quello turco preoccupa i piani alti della Nato e delle cancellerie occidentali: quello russo.
Da Washington stanno arrivando segnali volti a ridimensionare il peso di questi due attori – uno scomodo alleato in seno alla Nato, l’altro atavico nemico – nello scacchiere libico. Ed è sulla scia di questo nuovo vento che soffia da oltreoceano, che anche per l’Italia, oltre alla Grecia, si stanno riaprendo le porte della Libia.
Per la “serva Italia” di dantesca memoria, forse uno spiraglio di tornare a contare qualcosa nel fu Mare Nostrum.
Federico Kapnist