Il processo a Vincenzo Consoli rimarrà a Treviso. L’ex amministratore delegato di Veneto Banca, 72 anni di Vicenza, arrivato ieri mattina in aula con il suo avvocato, sarà giudicato dal tribunale del capoluogo della Marca. È l’unico imputato per i reati di ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto per aver nascosto agli organi di vigilanza, in particolare Banca d’Italia e Consob, il reale valore del patrimonio della banca e delle relative azioni.
Così è stato deciso dal collegio dei giudici del palazzo di giustizia di Treviso, presieduto da Umberto Donà, che ha respinto la richiesta del legale di Consoli, l’avvocato Ermenegildo Costabile, che aveva sollevato l’eccezione di incompetenza territoriale a favore del tribunale di Trento, per la presenza tra i risparmiatori dell’ex Popolare, di due magistrati attivi in Veneto.
I giudici del collegio hanno inoltre deciso che Banca Intesa Sanpaolo non sarà coinvolta nel processo come responsabile civile, così come aveva già deciso il gup Gianluigi zulian. Svanisce quindi la possibilità per le parti civili di essere risarcite dal colosso bancario che ha rilevato Veneto Banca (per pochi euro).
Le altre parti civili potranno costituirsi solo per quello che riguarda i reati di aggiotaggio e falso in prospetto, escludendo quindi l’ostacolo alla vigilanza (come richiesto dalla difesa di Consoli), che riguarda solo gli organi di controllo, ovvero Banca d’Italia e Consob.
Il collegio ha, infine, ammesso 159 testimoni sui 205 chiesti dall’ex ad e dg oltre a due consulenti di parte e sono stati esclusi dalle parti civili circa 370 risparmiatori: si tratta di quei soci che avevano già sottoscritto con Veneto Banca la transazione nel 2017.
La prossima udienza sarà il 10 maggio per l’audizione dei primi testi del Pubblico Ministero. L’obiettivo è quello di accelerare il processo per evitare che tutto finisca in prescrizione.