Qualcosa in Veneto sta cambiando. La prima avvisaglia di crisi due anni fa nel settore dell’occhialeria, adesso tocca al calzaturiero e alla concia, ma anche la logistica e altri settori stanno navigando in acque agitate. E così nella nostra regione si moltiplicano i tavoli di settore.
Li chiamano anche Stati generali e rappresentano un dialogo continuo tra aziende che condividono interessi comuni; a questi incontri partecipano sindacati, rappresentanti delle istituzioni e tecnici. Per l’occhialeria l’assessore Elena Donazzan specifica che: “Stiamo parlando di un settore che impiega 18 mila lavoratori di oltre 800 imprese con un fatturato 2019 di 4 miliardi di euro, realizzato da imprese che per il 54% hanno sede nella nostra regione e, in particolare, nel Bellunese. Con la pandemia ricavi ed export sono crollati del 26%”.
Poi resta sempre aperta la questione che riguarda la Riviera del Brenta e quindi il settore della calzatura, che nel 2020 ha perso il 25% del fatturato, con oltre tremila persone in cassa integrazione. Bisognerà quindi capire come gestire l’occupazione quando verrà meno il blocco dei licenziamenti. In questo senso c’è stato un primo tavolo tra aziende e Regione ed entro l’estate saranno convocati gli Stati generali della calzatura proprio per fare fronte comune contro la crisi.
Dopo occhialeria e calzatura dovrà essere affrontata anche la sfida del settore della concia: insieme i tre comparti, in Veneto, contano 35 mila posti di lavoro. Ma anche alla logistica dovrà essere messa mano, non tanto perché il settore sia in affanno, anzi, ma poichè la crescita rapida e le esternalizzazioni hanno creato una giungla, che adesso necessita di una regolarizzazione normativa.
Inoltre, in questi anni, è stato superato il concetto di «distretto», a favore di una nuova terminologia: “Ci siamo dati il metodo di lavorare per tavoli di filiera, dove si riunisce tutto il settore, a partire dalla parte produttiva, industriale o artigianale fino alle sigle del commercio e del sindacato. Se esistono, sono convocati anche i soggetti della formazione e di chi si occupa di incrociare domanda e offerta di lavoro. C’è bisogno di un grande patto sociale fra i protagonisti”, spiega ancora l’assessore.
“Un criterio di questo tipo – sottolineano le strutture tecniche dell’Unità di crisi della Regione – di fatto viene adottato fin dalla crisi del 2009. In Veneto abbiamo una ricchezza di corpi intermedi maturi, propositivi e in grado di rappresentare le esigenze del territorio, e questo non è scontato”.