Sul sito di Veneto Lavoro è stata pubblicata una breve analisi dell’Osservatorio Mercato del Lavoro sui primissimi impatti dello sblocco dei licenziamenti in Veneto. In estrema sintesi ne emerge che nei primi giorni di luglio non si è verificato un significativo aumento dei licenziamenti rispetto all’analogo periodo degli anni pre-Covid.
Il 30 giugno 2021 scadeva il divieto di licenziamento previsto dal d.l. 25 maggio 2021, n. 73, che riguardava le imprese manifatturiere e delle costruzioni che avevano accesso alla Cassa integrazione ordinaria, con le eccezioni in esso previste. Con il d.l. 30 giugno 2021, n. 99, il Governo ha cercato di limitarne le conseguenze potenzialmente rilevanti escludendo dalla possibilità di ricorrere ai licenziamenti le imprese del sistema moda (appartenenti ai settori 13, 14 e 15 dell’Ateco) e prevedendo, per le imprese di altri settori che ne necessitino, l’accesso ad ulteriori 13 settimane di trattamento straordinario di integrazione salariale.
Per valutare quali siano le conseguenze reali di questo parziale ritorno alle normali regole del mercato del lavoro si sono osservate le cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato dovute a licenziamenti economici individuali e collettivi, delle imprese private, non artigiane del manifatturiero (escluso il sistema moda) e delle costruzioni.
L’osservazione è ad oggi ancora temporalmente molto ristretta tenuto conto che le imprese hanno a disposizione 5 giorni di tempo per adempiere all’obbligo di comunicazione.
- Un effetto ancora molto contenuto
La previsione legislativa vedeva scadere il blocco dei licenziamenti il giorno 30 di giugno perciò si sono prese in considerazione le comunicazioni di cessazione con effetto dal 1 di luglio, quindi anche quelle datate appunto 30 giugno (ultimo giorno in cui lavoratore e azienda sono legati), anche perché consuetudinariamente la fine del mese è il momento in cui le imprese interrompono i rapporti anche per fini di semplificazione contabile. Di conseguenza i giorni di “sblocco” osservati sono al momento solo 3, ma a breve ci si propone di ripetere l’analisi con riferimento almeno alla prima settimana. Come termine di confronto si proporranno i tre anni precedenti. Oltre ai lavoratori soggetti al licenziamento si sono guardate anche le imprese che li hanno attuati.
Complessivamente nei tre giorni osservati i licenziamenti sono stati 194 con un netto incremento rispetto all’anno precedente (+154), ma in linea con quelli avvenuti negli anni pre-pandemici. Come sopra enunciato si nota come negli anni “normali” maggiori siano stati gli accadimenti a fine mese, mentre ora, forse anche per maggiore sicurezza di rispettare le norme relative alla data di chiusura del rapporto da parte delle imprese, le differenze maggiori si concentrano nei primi giorni di luglio.
Le medesime considerazioni possono essere fatte per quanto concerne le imprese che in numero di 107 hanno licenziato nei tre giorni considerati. Non si notano neppure differenze nel numero medio di licenziamenti per azienda (1,8).
Il blocco dei licenziamenti ha avuto un effetto molto rilevante sia nel 2020 che durante quest’anno, potremo verificare in futuro se questa compressione porterà ad un riallineamento più o meno violento. Ad oggi è evidente come il salto avvenuto con la fine di giugno è in accordo con gli anni “normali”, mentre il protrarsi della fase di modesta crescita nei giorni immediatamente successivi sia una realtà da confermare o meno.