Si è svolta ieri mattina la cerimonia per la conclusione dell’intervento di restauro del Ponte di Rialto, il celebre arco che attraversa il Canal Grande, realizzato nel 1590 da Antonio da Ponte. Il monumento della città, uno dei simboli di Venezia, è stato oggetto di un importante lavoro di riqualificazione, il primo dalla sua costruzione, sostenuto per un totale di 5 milioni di euro dal gruppo OTB di Renzo Rosso.
I lavori, iniziati nel mese di giugno del 2015 hanno interessato sia il manufatto del XVI secolo sia l’opera architettonica dell’area realtina con la sistemazione dei sottoportici. L’intervento ha rappresentato anche la prima vera occasione di studio, in 400 anni di vita, dell’intera struttura, delle sue fasi costruttive ed evolutive. La conclusione dell’articolato intervento è stata presentata con un evento che ha visto come madrina l’attrice Cristiana Capotondi e a cui ha preso parte anche il Maestro Andrea Bocelli che si è esibito nell’esecuzione di due brani: l’Inno d’Italia e l’aria del ‘Nessun Dorma’. All’appuntamento sono intervenuti insieme a Renzo Rosso, il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e numerose autorità cittadine, tra cui il patriarca Francesco Moraglia.
Per ringraziare il mecenate è stata svelata sulla sommità dell’arco una targa celebrativa, inserita tra i masegni. “Un altro esempio riuscito di collaborazione tra pubblico e privato – è stato sottolineato negli interventi istituzionali – che contribuisce a riportare al suo antico splendore un luogo simbolo della città”. “Grazie a chi, avendo disponibilità economica, con intelligenza e senso civico – ha rimarcato il patriarca – sente di dover tutelare e rendere fruibile un rinnovato Ponte di Rialto, punto di riferimento e ganglio vitale delle relazioni tra le persone, gli uffici, i commerci, con il suo mercato vivo e pulsante. Un importante segnale di rinascita e incoraggiamento per i lavoratori, un ponte di speranza verso una nuova ripresa”.
L’avanzo disponibile rispetto alla spesa inizialmente pianificata – circa 300mila euro – è stato destinato poi al restauro di un’ulteriore opera architettonica dell’area realtina: sono stati realizzati i lavori sulla pavimentazione del ‘Sottoportego de Rialto’ e ‘Sottoportego dei Oresi’ con la rimozione della pavimentazione esistente in asfalto e posata la nuova in trachite per circa 350 mq. La fine dei lavori, conclusi nell’ottobre del 2019 in anticipo rispetto al programma, ha dovuto attendere il termine delle fasi più critiche del periodo emergenziale per essere celebrata.
Ma anche in queste occasioni c’è spazio per le polemiche: “Troppo pubblicitaria e inopportuna”, così è stata definita la targa posta sulla sommità del Ponte di Rialto, a Venezia. L’associazione veneziana ‘Venessia.com’ ha infatti criticato l’iniziativa diffondendo con ironia un fotomontaggio con la scritta Diesel scrivendo: “Non ci piace la targa, non ci piace per niente. Il mecenatismo si fa e non lo si sbandiera in questo modo. Male chi lo ha fatto e chi glielo ha permesso”.
Non si è fatta attendere la replica di Vicky Gitto, presidente dell’Art Directors Club Italiano, l’associazione dei pubblicitari italiani: “Evidentemente questa estate che non è ancora terminata ha stimolato l’interesse e la creatività di novelli ‘commissari tecnici della creatività’ e mi riferisco alle recenti, quanto sterili, esternazioni del Moige sul ‘porcaputtena’ di Tim e Lino Banfi, ma ancor più sulla ridicola polemica relativa alla targa a firma Renzo Rosso sul ponte di Rialto”.
“In questo caso tutto si può dire, e da rappresentante dell’intera categoria del settore mi si passi il giudizio – commenta Gitto – tutto si può dire fuorché quella targa abbia né intenti né, a mio parere, neppure lontanamente l’aspetto di una pubblicità. Quindi mi spiace, ma i signori dell’associazione ‘Venessia’, si sono clamorosamente sbagliati”.
“Direi semmai – aggiunge Davide Ciliberti, spin doctor ed esperto di comunicazione del gruppo Purple & Noise PR – che i fautori della polemica stiano, ed è una tecnica parecchio inflazionata, cavalcando e speculando sulla cosa per ottenere loro visibilità. In realtà tutto il clamore che la polemica ha suscitato scivolerà appena sull’Associazione, della quale domani ci saremo tutti dimenticati, ma sicuramente va a beneficio di Renzo Rosso e Otb, che indirettamente, posto che mai lo volesse, ottiene un’inaspettata copertura mediatica”.