Per Venezia il nuovo governo a guida Draghi potrebbe rappresentare quel cambio di rotta che da tempo si attendeva in Laguna. Nuove personalità di riferimento che potrebbero trovare soluzione ai problemi che la città affronta da tempo. Non è un mistero che il sindaco Luigi Brugnaro non abbia mai avuto grande simpatia per i 5 Stelle, ricorderemo a questo proposito le frecciate all’ex ministro Danilo Toninelli. Stessa cosa si può dire per Andrea Martella, sottosegretario veneziano Pd alla presidenza del Consiglio del Conte che era stato più volte accusato di voler espropriare la città della sua giurisdizione sulla laguna, con la creazione dell’Autorità che avrebbe dovuto governare il Mose.
E non era andata meglio nemmeno con l’altro veneziano dem, Pierpaolo Baretta, sottosegretario uscente all’Economia nonché ex sfidante per il Comune, con il quale il sindaco ha dato vita a mesi di botta e risposta sui soldi attesi da Venezia. E mettiamoci pure Paola De Micheli, che è sparita come una meteora, senza aver modo di instaurare dei veri rapporti con Brugnaro
È anche vero che la partita dei sottosegretari è ancora tutta da giocare, con gli uscenti che potrebbero ancora mantenere qualche incarico (il più accreditato per una conferma in qualche ruolo importante è Andrea Martella), ma ci saranno cambiamenti all’orizzonte. Non dimentichiamo infatti che il ritorno di Renato Brunetta al governo – anche se alla Pubblica amministrazione – può facilitare i rapporti tra Romae il sindaco di Venezia.
La prima partita è quella del Porto e del Mose. Il sindaco, costenuto dal consiglio comunale, chiede (quasi pretende) 150 milioni all’anno, per dieci anni, per la città e la laguna. Un rifinanziamento costante quindi della Legge speciale, da affiancare alla gestione dei soldi del Recovery Plan, per i quali Venezia Città metropolitana ha preparato un lungo elenco di progetti.
Ci sono poi i 530 milioni da sbloccare (stanziati, manca un via libera politico per assegnarli) per finire il Mose e pagare le imprese, che ormai sono ferme da mesi. Poi c’è la questione dell ‘Autorità per la laguna, con la definizione dello statuto e la conferma o meno della guida di Elisabetta Spitz, commissario straordinario del Mose. Brugnaro tornerà alla carica per rivederne i compiti, forte dell’appoggio politico di Brunetta.
Poi ci sono da affontare le bonifiche di Porto Marghera, la prosecuzione della procedura per la Zls (Zona logistica semplificata) a Marghera, la questione del Porto e delle grandi navi. L’Autorità portuale veneziana oggi è commissariata, con il Provveditore alle opere pubbliche Cinzia Zincone a gestire il doppio incarico.
Per quanto riguarda invece la cultura, il ministro riconfermato Dario Franceschini è tra quelli che ha cercato di mantenere un dialogo costruttivo con Brugnaro – basti pensare che il ministro, pur spinto dai suoi, non ha detto una parola sulla contestata decisione di rinviare l’apertura totale dei Musei civici ad aprile -.
Soddisfazione infine per un ministero destinato solo al turismo, dove c’è il leghista lombardo Massimo Garavaglia. Per Venezia avere un rapporto diretto significa poter programmare la ripartenza di migliaia di imprese, anche con nuovi scenari di sviluppo sostenibile, con progetti in cui la città e il Veneto possono essere apripista.
L.M.