C’è stata una grande partecipazione ieri alla manifestazione “Vergogna in Valpantena” a Santa Maria in Stelle, più di un migliaio si sono riuniti per difendere il territorio contro l’eccessivo sfruttamento del suolo a favore della viticoltura. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il disboscamento sul Monte Cucco a Sezano e la realizzazione di due capannoni in cemento a ridosso delle antiche mura del monastero degli stimmatini del 1500 (la sua costruzione risale addirittura all’800 d.C.).
E così una cinquantina di associazioni si sono date appuntamento per chiedere alla politica di smettere di concedere autorizzazioni per la realizzazione di vigneti. Non solo in Valpantena, il discorso si può applicare a tutta la realtà veronese. Tra le associazioni che hanno partecipato: Bene Comune, Legambiente, Wwf, Asma, Verona Polis, Isde, Medici per l’ambiente, Mamme no Pfas, Comitato fossi Montorio, Gaspolicella.
La deputata veronese del Partito Democratico Alessia Rotta ha promesso che farà il possibile per fermare sbancamenti e cementificazione: “Emerge da questa vicenda un silenzio assenso della Soprintendenza a fronte di un piano di interventi che sulla carta negherebbe la realizzazione di opere così invasive non in equilibrio con le caratteristiche del territorio. Una scelta che riteniamo non accettabile e che prevale su ogni ragione di preservare il territorio e il paesaggio. Non si tratta di motivazioni tecniche, ma di scelte politiche di chi non vuole vigilare sulla custodia di questo luogo. Sia esso il Comune o la Regione”.
Ed anche il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco ha aderito alla manifestazione spiegando in che modo la vicenda di Sezano sia emblematica per capire come le norme urbanistiche del Veneto abbiano consentito interventi del genere. “Il Veneto e Verona sono rispettivamente la prima regione in Italia ed il primo Comune in Regione per percentuale di suolo consumato – ha dichiarato Bertucco -. E il limite stabilito appena un paio di anni fa da questi due enti per contenere il consumo di suolo nel nostro territorio è del tutto inconsistente. La Regione non considera consumo di suolo molti interventi che di suolo in realtà ne consumeranno eccome. A fare le spese di questa politica, che sacrifica il bene al profitto di pochi, continuando a costruire case e negozi dove non servono, sono i cittadini, sempre più esposti agli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici che questa continua e pervasiva impermeabilizzazione del suolo non fa altro che accentuare”.
Dopo le proteste sono apparsi i cartelli dei carabinieri forestali, che dichiarano i terreni sotto sequestro in attesa di ulteriori accertamenti.