Sono passati ormai 29 anni dalla strage di via D’Amelio, ma il ricordo degli eroi che quel giorno persero la vita è ancora più vivo che mai e come ha ricordato il presidente Mattarella “onorare il sacrificio dei servitori Stato è un dovere morale”.
Con questo spirito stamattina, davanti alla scalinata del Municipio, il sindaco Federico Sboarina, accompagnato dal consigliere comunale Roberto Simeoni e da altri rappresentanti delle Istituzioni cittadine, da parlamentari, consiglieri regionali e dai rappresentanti di Avviso Pubblico, ha presentato l’iniziativa ‘Verona non dimentica gli eroi dell’antimafia’.
In piazza Bra’, accanto all’Arena e di fronte al Comune c’è un autobus che porta con sé il messaggio e il significato di questo giorno.
“Come per i grandi fatti, noi tutti ci ricordiamo perfettamente dove eravamo e cosa stavamo facendo quando abbiamo appreso delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Sono delle ferite che come rappresentanti delle istituzioni ci spingono ad impegnarci concretamente nella lotta contro le mafie, che è un dovere di tutti i cittadini”, dice il sindaco.
Il primo cittadino spiega che “le infiltrazioni nella nostra Provincia ci sono ed è un fenomeno che riguarda tutto il Triveneto. Per questo il nostro impegno deve essere costante e la nostra attenzione alta per contrastare questo pericolo”.
Si riattacca alla sua riflessione l’assessore regionale e vicepresidente del Veneto, Elisa De Berti che sottolinea “l’impegno della Regione nella lotta alle mafie; dobbiamo trasmettere ai nostri figli e nipoti questi valori”.
Si sono alternati poi gli interventi del viceprefetto, Anna Grazia Giannuzzi e di Ernesto D’Amico presidente vicario del Tribunale di Verona che hanno messo in evidenza come la mafia esista ancora e pervada tanti gli aspetti del vivere civile. Non è più solo la mafia violenta, che minaccia o incendia i negozi, ma è una “mafia d’impresa”, una mafia che nel tempo ha saputo insinuarsi negli spazi grigi lasciati dallo Stato diventando la “mafia dei colletti bianchi”.
Ha concluso gli interventi il Procuratore della Repubblica Angela Barbaglio sottolineando che “il crimine organizzato si adegua al tempo e si insinua nella vita sociale e civile, con condotte meno clamorose certo, ma ben più insidiose e quindi anche la nostra allerta deve adeguarsi e non abbassare la guardia, perché abbiamo fatto tanta strada, ma resta ancora tanto da fare”.
La lotta non è finita, basti pensare al Processo Taurus, nato in seguito ad una delle più vaste operazioni anti-mafia realizzate nel territorio regionale, un’operazione che ha scoperchiato le decennali infiltrazioni attive in provincia di Verona e in Veneto. Operazione che ha portato alla prime condanne e promette di muovere non poco le acque.
La strada è lunga, ma l’esempio che ci viene dal passato ci fa capire che la direzione è quella giusta.