Ad appena un mese dal decimo anniversario dell’alluvione di Vicenza, ricordata anche sulle colonne del nostro Giornale, il capoluogo berico ha vissuto nuovamente l’incubo di veder tracimare il Bacchiglione.
Le condizioni climatiche erano ancora una volta state le medesime di quei terribili giorni del 2010: nevicate in montagna nei giorni scorsi, intense precipitazioni in Città, improvviso e significativo rialzo delle temperature, forte vento di scirocco (il quale, provenendo da Sud-Est, impedisce il riversamento in mare dei fiumi).
A salvare Vicenza, le imponenti opere portate avanti negli anni scorsi e che hanno avuto la loro massima espressione nella realizzazione del bacino di laminazione di Caldogno. Un’area ricavata negli anni scorsi, a suon di espropri, e voluta fortemente per la nobile causa di salvare Vicenza in caso di condizioni critiche. Qualora il Bacchiglione cresca in modo pericoloso e arrivi a minacciare la Città, una parte delle sue acque può essere infatti fatta defluire in questo invaso, alleggerendone la portata e scongiurandone la fuoriuscita.
Così è avvenuto nella notte, con il bacino aperto ed opportunamente allagato; e con il temibile Fiume che si è quindi fermato “solo” a quota 5,23. Tenendo col fiato sospeso l’intera Città che solo questa mattina ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Notte in bianco per il sindaco, Francesco Rucco, l’assessore alla Protezione Civile, Mattia Ierardi, e le autorità di pubblica sicurezza che avevano subito messo in moto la macchina organizzativa per monitorare e salvaguardare le aree più a rischio.
Plausi al Sindaco e alle opere contenitive si stanno leggendo in queste ore sui profili social del Comune di Vicenza e degli amministratori.
F.K.