Veronafiere rilancia e scommette su un Vinitaly in formato ridotto, una tre-giorni dal 17 al 19 ottobre prossimo, quando si spera sarà possibile tornare ad organizzare una manifestazione in presenza. Dopo aver dovuto rinviare nuovamente la 54ª edizione del Vinitaly al 2022, il direttore generale Giovanni Mantovani ha deciso di provarci comunque: 30-35mila metri quadrati di spazio espositivo, per circa 2000 espositori, esclusivamente per gli operatori del settore.
Il progetto sarà sostenuto dall’intera filiera del comparto vitivinicolo, che ha già perso anche la fiera dell’anno scorso: dal Governo, che attraverso il ministro alle Politiche Agricole, Stefano Pattuanelli, ha fatto sapere che “il Vinitaly è un evento fondamentale e l’obiettivo è quello di rimetterlo al centro delle politiche sul vino”, all’Istituto del Commercio con l’Estero, fino alle associazioni dei produttori. Perché come ha voluto sottolineare Ernesto Abbona, presidente dell’Unione Italiana Vini, Uiv, “nessun altro Paese produttore ha tra i suoi asset una fiera internazionale di riferimento”.
Anche Sandro Boscaini, presidente di Federvini, esprime il suo appoggio all’iniziativa, commentando che, “in queste condizioni, Vinitaly e VeronaFiere non avrebbero potuto fare di più”.
Certo, le presenze dipenderanno dalle condizioni sanitarie dei diversi Paesi di provenienza degli operatori, stima difficile da fare adesso, ma del resto, “chi non risica, non rosica” e qualche volta nella vita bisogna anche osare. Gli Americani che hanno dato un’accelerata alle vaccinazioni, dovrebbero esserci, più incerta magari la presenza dei Cinesi.
La versione autunnale del Vinitaly non è però piaciuta agli organizzatori della “Milano Wine Week”, che si terrà dal 2 al 10 ottobre, che hanno accusato Verona di “non fare sistema”, ma come ha spiegato il dg Mantovani, “questo è un anno straordinario per tutti” ed evidentemente ognuno cerca di fare ciò che può.
L’annus horribilis 2020 al comparto fieristico, che già non navigava nell’oro, è costato 80% in meno di ricavi, senza poter contare sui fondi in deroga al regime europeo del “de minimis”, ottenuti dai competitors tedeschi.
Intanto l’assemblea dei soci per finanziare il piano di ripartenza attraverso l’aumento di capitale di 30 milioni di euro, subirà uno slittamento di una settimana rispetto alla convocazione fissata per il 9 di aprile, per questioni di difformità di visioni tra i soci pubblici e privati. E per questo il sindaco Federico Sboarina continua a lanciare appelli affinchè si possa trovare un punto d’incontro, perché “Verona non può fare a meno della sua fiera”.