Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ospite ieri al forum degli Stati Generali delle Pensioni, organizzato da Università Bocconi e Deutsche Bank Italia, sul tema delle conseguenze della pandemia, su debito pensionistico, debito pubblico e welfare state, ha sollevato la grande questione dei giovani “neet”, acronimo di Not in Education, Employment or training, che significa ragazzi che non studiano e non lavorano.
L’Italia, come ha voluto sottolineare il Governatore, parlando di quello che lui definisce un vero e proprio dramma nazionale, “è al primo posto per la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni, che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione”. Oltre 2 milioni di ragazzi, il 22% della popolazione in questa fascia d’età, di cui il 33%, nel Mezzogiorno.
“Si tratta di un drammatico spreco di potenzialità e, non solo a livello economico, con conseguenze particolarmente gravi anche sul piano sociale”. Ignazio Visco ha voluto porre l’accento proprio sul fatto che la tenuta del sistema pensionistico e il rientro dall’elevato nostro debito pubblico, e quindi il futuro del Paese, dipenderanno in ultima istanza proprio dalle condizioni di lavoro e occupazione, che sapremo offrire ai giovani.
Dovendo poi pensare a riportare, nel prossimo decennio, il Pil, in termini reali all’1,5%, diventerà molto più agevole farlo “puntando sul recupero del ritardo nella digitalizzazione e sul rilancio della spesa nella scuola e nella ricerca”.
Anche l’intervento di Elsa Fornero, economista, autrice della famosa riforma pensionistica del governo Monti, è stato tutto incentrato sui giovani: “Per loro, bisogna prevedere dei contributi figurativi, a carico dello Stato, pagati con il ricorso ad una tassazione progressiva, per permettere a quanti sono temporaneamente fuori dal mercato del lavoro, di maturare contributi”