Corsi e ricorsi storici. Le grandi potenze, come nelle guerre medievali e rinascimentali, ricorrono sempre più all’utilizzo di mercenari. O di contractors, come si usa dire oggi; provando ad inglesizzare e quindi attenuare un significato che resta, nella percezione comune, comunque spregiativo.
Le due agenzie citate, rispettivamente di Russia e Stati Uniti, sono oramai famose a livello globale come succedaneo delle forze armate ordinarie. Strumenti utilissimi per azioni non ufficiali, spesso pericolose, o semplicemente per addestrare le forze armate di un determinato paese che si ha interesse si rafforzi.
Un po’ come la celebre Legione Straniera francese, vengono inviate in questo o quello scenario senza nessuna comunicazione ufficiale o trafila burocratica.
Wagner e Blackwater sono agenzie composte da ex militari ed ex funzionari di servizi segreti o di sicurezza; con a capo personalità di spicco del mondo militare ed istituzionale, ovviamente vicinissime ai più alti livelli del potere, dove si prendono le decisioni di politica estera o di interesse nazionale.
Al servizio dello Stato sotto mentite spoglie, svolgono quindi quel lavoro sporco al riparo dagli occhi dell’opinione pubblica. Che così non può intromettersi e soprattutto indignarsi se i suoi appartenenti compiono determinate azioni o, ancor peggio, se cadono in battaglia. Un fattore, quest’ultimo, sempre più duro da giustificare per i governi che si trovano ad inviare propri reparti a combattere in giro per il mondo; e che non è prerogativa solo di Russia e Stati Uniti.
Contractors di Blackwater hanno operato per conto del governo americano in Iraq, nello Yemen, in Colombia, in Afghanistan e in molti altri scenari. Ultimo dei quali la Siria, dove gli Stati Uniti, ospiti non graditi del governo di Assad, stazionano nel suo Paese usando questo escamotage: finché si tratta di mercenari e non di membri delle forze armate, si fa finta che la cosa non stia succedendo, con buona pace del governo locale.
Stesso ragionamento vale per gli uomini della Wagner nel Donbass ucraino, dove Putin non vuole (e non può, pena ancora più pesanti ripercussioni) esporsi con reparti dell’esercito, che sarebbero apparsi come forza d’invasione. E invia allora reparti “privati” per perseguire i propri obiettivi geopolitici.
Oltre all’Ucraina, contractors russi sono stati segnalati anche in Libia, nella Repubblica Centrafricana e in Venezuela, dove, pare, formino la guardia del corpo d’élite del presidente Maduro.
Talvolta la funzione di questi mercenari del terzo millennio è di difendere anche interessi privati; come scortare o proteggere impianti per la produzione di energia o imprese nazionali che hanno sedi operative in teatri pericolosi. Noi italiani questo ce lo ricordiamo grazie a Fabrizio Quattrocchi: il contractor rapito e poi assassinato in Iraq, nel 2004, per mano di un gruppo fondamentalista. L’ex caporal maggiore dell’Esercito, lavorava in Iraq per conto di un’agenzia americana simile a Blackwater, incaricata di scortare importanti personalità americane che si trovavano nel Paese mediorientale per motivi di lavoro.
Federico Kapnist