Timidi segnali che qualcosa, nello splendido Yemen, stia cambiando, lo si nota da un indicatore fondamentale: le vittime civili nei mesi di ottobre e novembre si contano sulle dita di una mano. Appena quattro, secondo “Yemen Data Project”.
Non accadeva da chissà quanto. Forse dal 2015, se non addirittura dal 2014. Anno in cui è iniziata la rivolta dei ribelli guidati da Abdul-Malik al-Houthi contro il governo centrale guidato dal presidente Hadi. Dando vita ad una guerra civile violentissima con l’Arabia Saudita che, pur non riuscendo mai ad imprimere un cambiamento radicale al corso del conflitto, si è resa responsabile di crimini di guerra contro la popolazione yemenita.
E proprio il mutato atteggiamento dell’Arabia, dopo le pressioni sempre più forti da parte dell’ONU, ha fatto sì che i bombardamenti indiscriminati della popolazione terminassero. I sauditi, armati fino ai denti grazie alla stretta collaborazione con gli Stati Uniti, sono schierati con il presidente Hadi. Riconosciuto anche dalle Nazioni Unite, Hadi rappresenta una fonte di sicurezza per Riyadh e i suoi enormi giacimenti petroliferi nel Sud-Ovest del Paese.
I ribelli Houthi, che hanno preso il nome dal loro leader e uniscono un fronte per lo più di religione sciita ma che ha assunto, via, via, una dimensione multiconfessionale, sono invece supportati dall’Iran, seppur mai in modo attivo sul campo di battaglia. In quella che è diventata a tutti gli effetti una guerra per procura tra potenze mediorientali combattuta sul suolo yemenita; e che ha come mira, naturalmente, anche i pozzi petroliferi della regione.
Gli accordi di Stoccolma, siglati più di un anno fa tra le due parti, hanno cambiato qualcosa ma senza imprimere la svolta che tanto ci si attendeva nel conflitto. Per quella bisognerà guardare oltreoceano, sperando che sia Washington a darla. Il corso fortemente anti-iraniano di Donald Trump ha infatti comportato, negli ultimi quattro anni, la guerra totale al regime degli ayatollah; e quindi l’intransigenza rispetto ai suoi alleati. La speranza che Biden voglia invece giungere a più miti consigli con Teheran, potrebbe rappresentare la chiave di volta del conflitto affinché venga risolto nell’anno che verrà.
Federico Kapnist