Durante la Conferenza Stato-Regioni di ieri, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e i presidenti di regione si sono confrontati per parlare di una possibile apertura degli impianti sciistici. “Le Regioni hanno consegnato delle linee guida sulle quali ci confronteremo quando ci saranno le condizioni per riaprire, oggi non ci sono – ha detto in una trasmissione tv il ministro -. Valuteremo nel prossimo Dpcm se ci saranno le condizioni e per fare cosa”, ha detto Boccia mettendo in agitazione tutto il mondo della montagna.
“Siamo ora di fatto in una sorta di seconda fase di questa nuova ondata e il sistema delle zonizzazioni territoriali ci ha consentito di mettere in sicurezza le reti, ma il contagio è diffuso, è un contagio diverso e c’è una pressione molto alta sui pronti soccorso – ha detto Boccia -. Nella prima ondata il 45% dei contagiati si curava in ospedale ora solo il 5% ma il numero dei positivi è dieci volte superiore, facevamo 25 – 30.000 tamponi al giorno oggi ne facciamo 250.000, nella prima ondata il 13 – 14% finiva in terapia intensiva, ora siamo sotto l’1%, ma i numeri sono diversi e i medici hanno preso le misure anche in questa seconda ondata, ma noi abbiamo bisogno di aiutarli”.
Sarebbero queste le motivazione che avrebbero spinto il ministro per gli Affari regionali a mettere in pausa la stagione sciistica, nonostante i volti dello sport, tra i quali anche il grande Alberto Tomba, si siano schierati a favore di una riapertura in sicurezza.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente del Veneto Luca Zaia sostenendo l’importanza del rispetto della salute pubblica, ma senza dimenticare l’economia della montagna. Auspicando inoltre la creazione di un coordinamento europeo sul tema dello sport invernale, “perché chiudere ad Arabba e Cortina, mentre in altre località d’oltralpe si scia, è difficilmente giustificabile, visto e considerato che siamo nello stesso bacino epidemiologico”.
Insomma la situazione resta confusa e lo stesso presidente ha detto di non farsi troppe illusioni, ma ha anche sottolineato che non smetterà, insieme in particolare ai colleghi della Lombardia, di lottare perché la stagione anche se in forma ridotta posso iniziare, dato che rispettando le norme e i regolamenti si potrebbe sciare in sicurezza.
C’è chi a Folgaria ha già iniziato a sparare la prima neve sperando in un miracolo, chi invece temporeggia e poi c’è l’accordo per salvare il Nevegal, il “colle” tanto amato dai Bellunesi, che aspetta solo l’inizio della stagione per un rilancio, ma il cui destino è quanto mai incerto.