Tutto da rifare. Domani non riapriranno gli impianti sciistici. La notizia arriva in serata, troppo alto per il ministro della salute il pericolo derivato dalle varianti.
Il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha firmato ieri l’ordinanza che regolamenta l’apertura degli impianti e delle piste da sci. La stessa dà attuazione alle linee guida nazionali fissando al 30% il numero massimo di posti disponibili sugli impianti più altre norme comportamentali.
“Questo provvedimento – sottolinea il Presidente – arriva mentre il virus è ancora tra noi e l’emergenza richiede ancora di tenere alta la guardia. Richiamo tutti al rigoroso rispetto delle linee guida e alla sobrietà e correttezza dei comportamenti. Ne va non soltanto della salute pubblica, ma anche dello stesso comparto che tanto ha sofferto economicamente per la prolungata chiusura e che soltanto i nostri comportamenti corretti consentiranno di tenere attivo, limitando i sensibili danni che sono già evidenti”.
“Si tratta di un segnale molto importante sotto il profilo della ripartenza -sottolinea Zaia -. Un’iniezione di fiducia di cui il mondo del turismo e della ricettività hanno un gran bisogno e un’attenzione importante nei confronti delle maestranze che attendono di poter tornare a lavorare. Questa ordinanza è anche un atto di fiducia che facciamo nei confronti dei cittadini. Sciare sì, ma è necessario farlo con la testa perché il rischio di nuove chiusure è dietro l’angolo. Va chiarito fin da ora che se ci dovessero essere dei comportamenti non idonei o non in linea con il contrasto al virus ci sarà un nuovo stop senza se e senza ma”.
Anche l’assessore al turismo, Federico Caner commenta la firma dell’ordinanza: “È chiaro che ripartire il 17 febbraio per gli operatori della montagna significa aver già perso buona parte della stagione, l’auspicio è che al più presto possa finalmente essere emanato il decreto per ristorare queste attività e più il generale le imprese del settore turistico”.
Ma non tutti possono festeggiare, perché da oggi scattano i cambi di “colore” in alcune regioni. La Liguria diventa arancione insieme ad Abruzzo (con Chieti e Pescara zone rosse per decisione del governatore), Toscana e la provincia di Trento. Tra i tecnici c’è preoccupazione, soprattutto dopo la moltiplicazione dei contagi dovuti alla variante inglese del Covid, che in Lombardia – tra le prime ad aver annunciato la ripartenza – ha una più alta diffusione rispetto alla media nazionale. Visto il blocco tra le Regioni almeno fino al 25 febbraio, le prenotazioni riguarderebbero in ogni caso solo i cittadini all’interno dei territori o al massimo i proprietari delle seconde case. Lo sci salta con certezza in Trentino e in Abruzzo, finiti in arancione.