Il presidente del Veneto, Luca Zaia, non ci sta a farsi mettere all’angolo. Ieri è comparso davanti alla commissione Sanità del Consiglio regionale convocata su richiesta delle opposizioni dopo l’inchiesta di Report per dire la sua su tutta la questione: “Non vengo qua né a giustificarmi né a farmi processare vengo qua a dire come stanno le cose”, ha precisato Zaia, concludendo la sua audizione.
“A me dispiace che in questa disavventura del Covid che in Veneto ha portato oltre 11mila morti e tante tragedie familiari non ci sia stata una ‘no fly zone’: invece, fin dal primo giorno, siamo stati criticati per tutto quello che abbiamo fatto, come se avessimo sbagliato tutto. Mi dispiace perché abbiamo cercato di buttare il cuore oltre l’ostacolo tutti noi, io e la mia squadra di tecnici, e non c’erano le istruzioni per l’uso”.
E Zaia passa anche al contrattacco dicendo: “Siamo qui tutti pagati, voi quanto me, dai Veneti per fare il nostro dovere. E allora, se dopo questa audizione sarete convinti che ci sia qualcosa di illegale, che ci siano responsabilità personali, metteteci la faccia per una volta, andate in Procura a presentare una denuncia e così andremo fino in fondo“, ha detto Zaia rivolgendosi ai consiglieri regionali dell’opposizione. Ma il presidente ha anche avvertito: “Non accetterò mai che qualcuno associ me e i miei collaboratori ad una presunta incuria e mancanza di rispetto per le persone”.
“Le spese legate al covid dall’acquisto delle mascherine e dei respiratori della prima ondata in poi, sono arrivate ormai a 700mln di euro”, dice il presidente del Veneto ripercorrendo tutte le scelte e le decisioni della Regione Veneto dal 21 febbraio dell’anno scorso, inizio dell’epidemia ad oggi nel corso dell’audizione in Consiglio regionale. “Abbiamo assunto 5.068 dipendenti, si tratta di circa 2mila medici, circa 2mila infermieri e i restanti Oo.Ss.“, ha sottolineato.
E ancora: “Quella sera del 21 febbraio 2020 dopo l’arrivo della notizia dei primi due casi di Covid a Vò, sono stato io a decidere di fare i 3.500 tamponi per tutti gli abitanti del paese, e contro il parere del Comitato tecnico”, ha ricordato Zaia. “Quella sera – ha ricordato ancora – decisi di fare i tamponi a tutti, mettendo le tende davanti all’ospedale di Schiavonia, svuotandolo e facendo diventare un ospedale Covid“.
Zaia ha quindi spiegato di aver deciso “di chiudere le scuole, i teatri e il Carnevale di Venezia che era in corso”. E del professor Andrea Crisanti, “che nessuno ha mai cacciato dal Comitato scientifico regionale” dice che “va il merito di aver consigliato di comprare la macchina per fare i tamponi”. Proprio sui test rapidi e sulla loro effettiva attendibilità è stata aperta un’indagine dalla Procura di Padova.
“Siamo i primi a livello nazionale per numero di vaccinazioni con oltre 1,6 milioni di prime dosi già fatte. Se continuerà così ben prima dell’estate avremo vaccinato anche tutti i 50enni e infatti contiamo di anticipare di molto la loro vaccinazione”, ha detto ancora. E il presidente del Veneto ha spiegato che “i vaccini funzionano: è crollato l’accesso negli ospedali degli over 80, in aprile ne sono stati ricoverati solo 8, sta crollando quello degli over 70. Abbiamo qualche preoccupazione per le prossimi vaccinazioni, perché sotto i 60 anni AstraZeneca non servirà più a nessuno”, ha spiegato. Zaia poi ha anche ribadito che “siamo i primi in Italia per la cura dei monoclonali, che dà risultati straordinari, fino ad oggi, non c’è stato alcun decesso dopo questa cura, di pazienti di Covid”.