Parole in parte rassicuranti quelle del Governatore del Veneto, Luca Zaia, in controtendenza rispetto all’inasprimento delle misure imposte con il nuovo Dpcm dal Governo.
” A marzo 1 positivo su 3 finiva in ospedale, oggi 1 su 20 e tra i positivi l’11% finiva in terapia intensiva, oggi lo 0,5%. Abbiamo raggiunto due milioni di tamponi, a cui si aggiunge un milione e mezzo di test rapidi e i positivi sono 4.857, a marzo con questi numeri sarebbe saltato il sistema sanitario, mentre oggi solo il 3% dei positivi è sintomatico”.
A chi gli chiede quale sia il motivo di questi numeri, il Presidente della Regione risponde mutuando una riflessione del direttore della Microbiologia di Treviso, Roberto Rigoli: “Il virus è cambiato. E le cure sono migliorate diventando più efficaci. Abbiamo imparato molto da ciò che è accaduto, investendo ad esempio sulle terapie sub-intensive e sulla medicina territoriale”.
Zaia sottolinea però che non si può abbassare la guardia perché “i contagi salgono in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Belgio e ci stiamo preparando al peggio, predisponendo un piano di sanità pubblica per l’autunno e l’inverno e siamo pronti ad aumentare il numero delle terapie intensive e a riaprire i Covid-hospital”.
Per quanto riguarda la quarantena dice: “Sono favorevole alla riduzione del periodo di quarantena. I test rapidi ci permetterebbero di ridurla”, dando risultati in tempi più brevi ed evitando lunghe code fuori dai punti prelievo.
Il Governatore del Veneto ha sottolineato inoltre come sia necessaria “una regia nazionale minima” per risolvere eventuali conflittualità con le ordinanze regionali, il riferimento è al tentativo di Roma di accollarsi tutta una serie di prerogative delle Regioni.
Contrario invece ad una possibile modifica in senso restrittivo degli orari di apertura dei locali pubblici: “Chiudere prima significa applicare un mini lockdown” e il Governatore chiede invece che i provvedimenti vengano presi “sulla base di più parametri”, allineando i tamponi “per numero di abitanti”.
Infine Zaia ha fatto sapere che il Veneto si candida con Padova per l’Agenzia biomedicale europea. “Abbiamo già avuto contatti in tempi non sospetti e affidato il compito di preparare il nostro dossier”.